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"......As if the sulfuric acid of an "aestheticization forced" attacks the scenario set up - the Suburbs which give the title to the novel images of Silva - to return it alienated and exhausted, difficult and subtly glamorous, in one fell swoop, because made fictitious as only photography can do. Those of Silva are in fact narratives of landscape and spend our astonishment, but, like all authentic narratives, they merely romanticize their object, complicated the viewer (reader) in a network of references aesthetic: visual filters and overlays, fades , deadlifts sudden, color toning, improper lights, deformations, fairies morganes, hallucinations ... The myth feeds for more of an overlap very bold on snapshots taken from life, a certain number of frames in itself steeped in mythos, since films derived from copyright emblematic of a hypothetical collective story of contemporary urban by Pasolini, Godard, Wenders....." 

from the critical text by Sandro Sproccati

 

"non-places in no place are the interventions photographic treated and presented with the seriality of postcard size as usual backhand and overlapping points of view"
from the critical text by Roberto Daolio and Mili Romano

"The technique of Nironi, in addition to blocki the original movement, somehow "corrode" the picture of sourced technology because this is abraded and partially covered by acquiring new solutions chromatic and formal "

from the critical text by Dede Auregli

 

"Digital art has upset the traditional aura of the work of art and its physical immanence and the perceptive categories that we are used to. However, there is still a question to be asked. Why do artists continue to covet the tangible object, matter, why do they insist on working on canvases, on marble, on paper, on the environment: why not all take refuge in the virtual, why not give themselves wholeheartedly to the cause of the immaterial?"

from the critical text by Stefania Carrozzini

in "The portable show", Broadway Gallery, New York

 

"Silva Nironi is an artist who moves the border between reality and fiction, in a continuousoverlapping of daydreams, reveries, landscapes and languages. An unprecedentedjourney in which - as he writes Chiara Serri - "the real figure is lost in the enchantment film,between the exterior metropolitan Jules Dassin, the Rome of Fellini and Woody Allen's Manhattan."

"Dedicated to urban landscapes, especially peripheral, these images are overlaid, turnscolors and transferred to plates 'aluminum postcard size. As travel stories, were presented to the' internal authentic exhibitors for postcards."

from the critical text by Alessandra Vaccari

"Research of the artist ranges from the ambit of the Photography to that of the Cinema.(...) Frames from video, metropolitan splits in which is revealed the aesthetics of the spaces of transit and anonymous places. The

references to which the artist draws are multiple:: from the paintings of Edward Hopper to the Wim Wenders films,, from the American photojournalism of the sixties to the roman suburbs of Pasolini. "
by the critic Elena Bordignon

 

 

 

 

..."Come se l’acido solforico di una “estetizzazione forzata” aggredisse lo scenario allestito – le Periferie che dànno il titolo al romanzo per immagini della Nironi – per restituircelo straniato ed estenuato, ostico e sottilmente fascinoso, in un sol colpo, proprio perché reso fittizio come solo la fotografia riesce a fare. Quelle di Silva sono infatti narrazioni del paesaggio e del nostro trascorrervi attonito; ma, come tutte le autentiche narrazioni, non fanno che mitizzare il loro oggetto, intricando lo spettatore (il lettore) in una rete di richiami estetici: filtri visivi e sovrimpressioni, dissolvenze, stacchi repentini, viraggi cromatici, luci improprie, deformazioni, fate morgane, allucinazioni...La mitizzazione si nutre per altro di una sovrapposizione assai ardita, sulle istantanee scattate dal vero, di un certo numero di fotogrammi già in sé pregni di mythos, dacché derivati da films d’autore emblematici di un ipotetico collettivo racconto della contemporaneità urbana, da Pasolini, da Godard, da Wenders....."

dal testo critico di Sandro Sproccati

 

"non luoghi nel non luogo sono gli interventi fotografici trattati e presentati con la serialità del formato cartolina come rovescio e sovrapposizione di consueti punti di vista” 

dal testo critico di Roberto Daolio e Mili Romano

 

"La tecnica di Nironi, oltre a bloccare il movimento originario, in qualche modo "primarizza" l"immagine di provenienza tecnologica poiché questa viene abrasa e parzialmente coperta acquisendo inedite soluzioni cromatiche e formali"

dal testo critico di Dede Auregli

 

"L’arte digitale ha messo in crisi l’aura tradizionale dell’opera d’arte e la sua immanenza fisica e le categorie percettive a cui siamo stati abituati. Ma una domanda rimane comunque da farsi: perché gli artisti continuano a desiderare l’oggetto sensibile, la materia, perché insistono nel lavorare su tele, su marmi, su carta, sull’ambiente: perché non rifugiarsi tutti sul virtuale, perché non sposare totalmente la causa dell’immateriale?"

dal testo critico di Stefania Carrozzini

in "The portable show", Broadway Gallery, New York

 

"Silva Nironi, artista che si muove al confine tra realtà e finzione, in una continua sovrapposizione di fantasticherie, rêveries, paesaggi e linguaggi. Un inedito viaggio in cui - come scrive Chiara Serri - “il dato reale si perde nell’incanto cinematografico, tra gli esterni metropolitani di Jules Dassin, la Roma di Fellini e Manhattan di Woody Allen”.

dal testo critico di Chiara Serri

 

"Dedicate ai paesaggi urbani, soprattutto periferici, queste immagini sono sovrapposte, virate nei colori e trasferite su lastre d''alluminio formato cartolina . Come racconti di viaggio, sono state presentate all'' interno di autentici espositori per cartoline."

dal testo critico di Alessandra Vaccari

 

"La ricerca dell''artista spazia dall''ambito fotografico a quello cinematografico.(...) frames da video, spaccati metropolitani in cui si rivela l''estetica degli spazi di transito anonimi e spersonalizzati.I riferimenti a cui l''artista attinge sono molteplici: dai quadri di Edward Hopper ai film di Wim Wenders, dal fotogiornalismo americano degli anni sessanta alle periferie romane di Pasolini."

dal testo critico di Elena Bordignon

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